.|. Heleg Urui - Ghiaccio Bollente .|.

7. Amore e Rimorsi

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“Sei sicuro che sia giusto farlo?” sussurrò Sam guardandosi attorno “Insomma…stanno dormendo ancora tutti…diamogli tempo…si sveglieranno…”

“E se invece si svegliasse qualcun altro e li vedesse così?” ribatté Frodo chinandosi leggermente “Ho notato la tua espressione quando li hai visti poco fa…non voglio vederla anche sul volto di tutti gli altri…”

“Io sono solo rimasto sorpreso…” disse Sam alzando leggermente la voce “…credevo che Aragorn fosse legato a quella splendida dama che ti ha portato a Granburrone…”

“Forse non lo è più…” mormorò Frodo alzando timidamente una mano, doveva trovare un modo per svegliare uno dei due compagni senza creare troppo scompiglio.

“Anche questo è vero…” bisbigliò tra sé l’altro hobbit abbassando lo sguardo “…e questo spiega anche lo strano comportamento di Legolas in questi giorni…a me è sembrato quasi…normale…a te no?”

“Sam…!” sibilò Frodo alzando gli occhi al cielo “Potremmo continuare questo discorso più tardi? Sto cercando un modo per…” ma si bloccò quando vide Legolas sbattere le palpebre e alzare gli occhi verso di lui “…ahh…buongiorno…io…noi…”

“È già sorto il sole?” sussurrò l’elfo fissandolo prima di posare lo sguardo su Aragorn che ancora lo teneva stretto a sé.

“Sì…pochi attimi fa…” rispose Frodo annuendo “…noi credevamo…che forse…forse non volevate che qualcuno vi vedesse…così…vicini…allora stavamo cercando di svegliarvi…”

Legolas sorrise, quasi imbarazzato…

“Grazie…vi dobbiamo un favore allora…” avvicinò le labbra all’orecchio del ramingo e mormorò dolcemente “Estel…na i aur…edro i chin…(Estel, è mattina, apri gli occhi)”

Aragorn mugugnò qualcosa di incomprensibile prima di aprire stancamente gli occhi e guardare il volto del compagno davanti a sé…sorrise e gli baciò le labbra, stringendolo a sé…ma ad un tratto alzò lo sguardo e vide Frodo e Sam in piedi vicino a loro…si allontanò di colpo, mettendosi seduto con il panico dipinto sul volto…

“Se non era per loro, probabilmente saremmo stati gli ultimi ad accorgerci che era ora di alzarsi” esclamò l’elfo quando vide la sua espressione.

“Oh…sì certo…” mormorò il ramingo lanciandogli un’occhiata perplessa “…grazie allora…”

Frodo e Sam sorrisero ed un istante dopo si sentì uno sbadiglio di Pipino, seguito da dei brontolii di Gimli.

 

Fecero colazione e dopo qualche ora Legolas svanì tra gli alberi, senza dire niente a nessuno…Aragorn lo seguì con lo sguardo e attese fino a quando nessuno sembrava più fare caso a lui…poi lo rincorse…faticò a trovarlo anche se non era andato molto lontano…forse perché teneva sempre lo sguardo avanti a sé…e non verso il cielo…

“Potresti gentilmente dirmi perché sei salito lassù?” chiese appoggiando una mano al tronco dell’albero “Non mi dispiace guardarti dal basso ma…preferirei averti quaggiù…è pericoloso…”

Legolas lo guardò sorridendo prima di muoversi e scendere su un ramo più basso dal quale poteva balzare a terra…e finì proprio davanti al ramingo che gli cinse la vita all’istante come per tenerlo in equilibrio dopo il salto…

“È pericoloso…” ripeté l’uomo fissandolo “…lo sai…”

“Per te forse…non per me…” ribatté l’elfo sorridendo sfiorandogli le labbra con le proprie “Prestach le an ú nad, Dúnadan (Ti preoccupi per niente Uomo dell’Ovest)”

“I guil lîn na i nad… (La tua vita è qualcosa)” mormorò dolcemente Aragorn accarezzandogli una guancia “…i nad vinai ar alfirin …mîr o chebed na tirith…ú awarthad in bith nîn (qualcosa di unico e immortale…un tesoro da custodire con attenzione…non dimenticare le mie parole)” appoggiò la fronte alla sua “Man cerithon pen le? (Cosa farei senza di te?)”

Legolas gli sorrise, prendendogli il viso tra le mani e baciandogli le labbra teneramente…

“Non credevo di essere così importante per te…ramingo…”

Aragorn lo tirò a sé, baciandolo con trasporto

“Lo sei invece…” gli bisbigliò “…lo sei…” e continuò a ripeterglielo ogni singola volta che allontanava le labbra da lui per respirare…sembrava che con quelle parole avesse voluto dirgli molto di più…

“…lo sei Legolas…” sussurrò scendendo sul suo collo “…lo sei…”

L’elfo chiuse gli occhi, stringendo l’uomo a sé…il cuore gli batteva forte…sempre più forte…e la sua mente si lasciò trasportare…

“…lo sei…” ripeté di nuovo l’uomo abbracciandolo con forza.

“…ti amo…”

Aragorn si fermò…immobile…alzando lo sguardo sul compagno…non poteva aver capito proprio…

“Cosa?” gli chiese con la voce tremante per il terrore della risposta.

“Io ti…ti amo…” ripeté debolmente Legolas guardando negli occhi del compagno ma un brivido lo percorse…e trattenne il respiro…perché lo fissava in quel modo?

Si lasciò sfuggire un lamento quando il ramingo chiuse gli occhi, voltandosi di scatto e allontanandosi da lui…ma non si mosse, spaventato da quella che poteva essere la sua reazione…

Dopo un lungo momento di silenzio Aragorn si portò una mano sul viso, scuotendo la testa…

“No…no Legolas…” mormorò “…non…dirlo…non devi dirlo…tu non puoi provare questo per me…non devi…”

“Estel…” bisbigliò l’elfo confuso ma spalancò gli occhi quando il ramingo alzò la voce, girandosi di nuovo verso di lui…

“Non devi!” ripeté la voce quasi soffocata dalle emozioni che si battevano dentro di lui “È sbagliato…noi siamo amici…solamente amici e nient’altro…non possiamo essere nient’altro…”

“Perché dici questo?” sussurrò Legolas cercando di controllare i propri respiri.

Aragorn richiuse gli occhi come per mantenere la calma…o come per convincersi di quello che stava dicendo…ancora quella situazione…di nuovo quel dolore…

“Io…io sono un mortale…” disse, sottolineando quelle parole come se fosse una verità a cui non voleva credere “…tu di razza elfica…può essere solo un sogno…niente di più…”

“Estel…io non…non riesco a smettere di pensare a te…” mormorò l’elfo facendo un passo verso di lui “…e quello che sento è così forte…io non so se può essere chiamato amore…non l’ho mai conosciuto ma…non ho nemmeno mai provato niente che può essere paragonato a quello che tu mi dai…quando stiamo insieme io mi sento…completo…e quando ci siamo uniti…”

“Noi non ci siamo uniti…” lo interruppe Aragorn riaprendo gli occhi ma tenendo lo sguardo basso “…noi non possiamo unirci…e credo…credo che da ora sia meglio smettere di fare quello…quello che stavamo facendo…e tornare ad essere gli amici che eravamo…” Come poteva parlare così? Lui stesso si sentiva tremendamente male e non aveva il coraggio di guardare negli occhi il compagno ma sentiva il suo respiro rapido…

“No…” gemette Legolas scuotendo la testa “…io ho bisogno di te…ho bisogno del calore che riesci a trasmettermi…ho bisogno delle tue parole…dei tuoi sorrisi…non voglio smettere…”

“Allora sarò io a smettere…” sussurrò l’uomo cercando di mantenere un tono freddo che non rivelasse quanto soffrisse a parlare in quel modo “…io ho iniziato tutto questo ed io gli porrò fine…” e con quelle parole si voltò, facendo qualche passo, senza guardare il volto sconvolto del compagno.

L’elfo rimase a bocca aperta…le labbra gli tremavano come se un gelo improvviso si fosse impadronito di lui…vide Aragorn allontanarsi…passo dopo passo, quello che credeva fosse il suo amore se ne stava andando…ma trovò la forza per pronunciare solo quella parola…

“Perché?”

Quando il ramingo udì quella domanda si girò su stesso, ritornando velocemente nel punto in cui era…

“Perché mi sto innamorando di te!” gridò fermandosi ad un passo dall’elfo.

 

Quando quel grido si levò nell’aria, i Compagni rimasti nella radura si bloccarono in silenzio, lo sguardo di ognuno vagava sui volti degli altri come a chiedersi se avevano udito realmente quelle parole…fino a quando Pipino, alzò le spalle…

“Bene…qualcuno vuole dell’acqua?”

 

Legolas rimase immobile, sorpreso e intimidito da quella reazione…gli occhi fissi in quelli azzurri di Aragorn…

“Ogni singolo momento che passiamo insieme, io mi sto innamorando di te…” continuò il ramingo abbassando la voce “…del tuo corpo…dei tuoi pensieri…di come mi parli, io…” si fermò respirando profondamente “…io sto completamente perdendo la testa per te ed è l’unica cosa che non deve accadere…io ho dovuto lasciare Arwen, l’amavo con tutto me stesso ma…ho dovuto lasciarla per il suo bene…avrebbe rinunciato alla sua immortalità per me e non potevo permetterlo…sapevo che se sarebbe restata su queste Terre sarebbe morta e quello non era il suo destino…lei doveva partire con il suo Popolo e raggiungere Valinor…” vide lo sguardo stupito di Legolas a quelle parole e sorrise amaramente “…ed io ho sofferto…il dolore mi ha lacerato il cuore anche se ho cercato di non mostrarglielo…ho cercato di essere forte per entrambi anche se nei suoi occhi ho visto lo stesso dolore…” sospirò, pronunciando l’ultima frase in un soffio “…io non posso sopportarlo di nuovo…”

L’elfo abbassò lo testa ma Aragorn gli mise una mano sotto il mento, rialzandogliela…

“Tu non devi donarmi il tuo cuore…” sussurrò “…ed io non devo donarti il mio…i nostri cammini sono diversi…non possiamo restare insieme…anche se ci amassimo, il tempo ci dividerebbe…e tu andresti incontro ad un oblio che non ti appartiene…non voglio essere la causa della tua morte, non potrei mai perdonarmelo…”

“È questo allora l’Amore?” mormorò Legolas fissandolo “Sofferenza, dolore e morte? Non posso amarti senza andare incontro alla fine…e non posso fingere di non amarti senza farti del male. Devo dunque scegliere a chi donare il mio amore, non seguendo i miei sentimenti ma quello che sarà il mio futuro?”

L’uomo non rispose, chiuse gli occhi cercando di controllare il proprio cuore che invocava una tregua…non riusciva a sopportarlo…

“Perché non posso amarti…?” sussurrò l’elfo con un filo di voce…non era una domanda…era una supplica a qualcuno di indefinito.

“Legolas ti scongiuro…” sospirò Aragorn come se stesse trattenendo le lacrime “…non ci riesco…non…”

 

“Aragorn!”

Un grido…

“Aragorn!”

Un richiamo…

“Gimli…” esclamò il ramingo aprendo gli occhi, fissò l’elfo un istante poi si mise a correre verso la radura, e subito sentì i passi del compagno dietro di sé.

Quando raggiunsero gli altri si trovarono in pochi attimi circondati da decine di Elfi, con gli archi tesi e le frecce pronte per essere scoccate…si guardarono attorno velocemente ed Aragorn alzò le mani in segno di resa…

“Il nano grida così forte da poter attirare i nemici dalla landa più remota” disse uno degli Elfi avvicinandosi a lui.

“Haldir o Lórien…(Haldir di Lórien)” sussurrò il ramingo inclinando la testa in segno di saluto “…henio aníron…boe ammen i dulu lîn…boe ammen beriad lîn (Comprendi cosa desidero…necessitiamo del tuo supporto…abbiamo bisogno della tua protezione)”

L’elfo dai lunghi capelli biondi rimase in silenzio, osservando l’uomo davanti a sé e tutti gli altri presenti…fino a quando udì la voce di Gimli…

“Aragorn…questi boschi sono pericolosi…torniamo indietro…”

“Siete entrati nel Reame della Dama dei Boschi…” esclamò Haldir muovendo il suo sguardo sui componenti della Compagnia “…non potete tornare indietro...seguitemi…” fece un cenno con la mano e tutti gli Elfi abbassarono gli archi, rimettendosi in cammino.

In silenzio raggiunsero un’altra radura da dove si diramavano diversi sentieri e gli Elfi si fermarono di nuovo in attesa.

“Sire Celeborn e Dama Galadriel sanno già della vostra venuta…” disse Haldir voltandosi verso Aragorn “…vi attendono ma non prima che la luna sorga due volte…vi scoteremo fino a tale momento” alzò lo sguardo e accennò un sorriso “Mae govannen Legolas Thranduilion”

Legolas si affiancò al ramingo, chinando il capo

“Govannas vîn gwennen le, Haldir o Lórien (La nostra Compagnia è in debito con te, Haldir di Lórien)”

Haldir si voltò di nuovo verso l’uomo che attendeva in silenzio

“A…Aragorn in Dúnedain…istannnen le ammen (Oh...Aragorn degli Uomini dell’Ovest…sei noto a noi)” sorrise “Perdonate la nostra accoglienza…ma queste Terre sono piene di pericoli”

Uno degli altri Elfi gli si avvicinò, sussurrandogli qualcosa all’orecchio e Haldir annuì, rivolgendosi poi alla Compagnia

“Seguitemi…” e si incamminò di nuovo.

 

Presto raggiunsero una grande distesa circondati da alberi, sui quali erano costruite delle scale per salire fin quasi al ramo più alto…gli hobbit si guardavano intorno meravigliati, e lo stesso facevano Boromir e Gimli che mai prima di quel momento avevano visto qualcosa di simile…

“Resterete nel nostro rifugio fino a quando sarà necessario…” disse Haldir “…potete riposare e dare nuovo vigore ai vostri corpi stanchi se ne sentite il bisogno…laggiù…” alzò una mano, indicando un punto alla sua destra “…c’è una vasca d’acqua pulita…e se desiderate mangiare, le provviste sono a vostra disposizione…” con quelle parole si allontanò.

I Compagni si sistemarono, recuperando dei viveri…per lunghe ore rimasero insieme, seduti sull’erba morbida…solo Legolas non era con loro…li aveva lasciati poco dopo il loro arrivo…Aragorn continuava a guardarsi intorno nella vana speranza di scorgerlo ma niente…sembrava essere svanito…così, al calare del sole, si incamminò, passeggiando lentamente e cercando di riposare la mente…ma non serviva…nella sua mente c’era lui…nel suo cuore c’era lui e le parole che si erano scambiati prima dell’arrivo degli Elfi…si chinò, sedendosi ai piedi di un grande albero…ma subito udì dei passi avvicinarsi…

“Legolas!” esclamò voltando la testa.

“No…mi dispiace…”

“Boromir…cosa succede? C’è qualche problema?”

“Nessun problema…” rispose il cavaliere accennando un sorriso “…cercavi Legolas?” attese un istante poi continuò “Alcuni Elfi hanno portato del vino e questi…” alzò una mano e porse al ramingo degli abiti argentati, squisitamente ricamati “…hanno detto che è un dono per il Principe e di custodirli fino al suo ritorno dal bagno…”

Aragorn prese tra le mani le vesti, rimirandole per qualche istante, erano molto leggere e morbide come la seta.

“Non credevo che il nostro amico fosse considerato così importante…” mormorò Boromir sedendosi a fianco dell’altro uomo.

“Sì…lui è un Principe…” disse il ramingo sorridendo “…figlio di Thranduil, il grande sovrano del Reame Boscoso…e suo erede al trono…” a quelle parole si fermò come se lo ricordasse solo in quel momento…Legolas aveva un Regno…doveva diventare Re…

“Aragorn io…so che non mi riguarda ma…” iniziò titubante il cavaliere di Gondor “…vi abbiamo sentito discutere prima dell’arrivo degli Elfi e…” vide il ramingo spalancare gli occhi e continuò “…poco fa ho visto l’espressione afflitta sul volto di Legolas…e visto che la missione che stiamo intraprendendo è molto pericolosa…forse dovreste mettere da parte le vostre incomprensioni…”

“Se solo fosse così semplice…” bisbigliò Aragorn abbassando lo sguardo.

“Io non posso e non voglio sapere cos’è accaduto questa mattina…” continuò Boromir “…ma da giorni Legolas è diverso, è cambiato…è come se…se avesse iniziato a vivere veramente…mentre prima, quando ho incrociato il suo sguardo…ho rivisto quel gelo che lo aveva accompagnato fin dalla nostra partenza…e se questo, in qualche modo ha a che fare con quello che vi siete detti…o con quello che è accaduto in questi giorni…”

“Non posso tornare indietro…” mormorò il ramingo senza nemmeno badare alle parole dell’uomo  “…è giusto per entrambi…”

Boromir annuì, rialzandosi

“Bene allora…torno dagli altri…” si voltò facendo un passo, ma fermandosi subito dopo “…potresti perderlo…tutti noi rischiamo la vita…non allontanarlo da te quando hai la possibilità di tenerlo vicino…vivi fino in fondo quello che senti perché non sempre ci viene concessa un’altra possibilità…”

Aragorn alzò lo sguardo su di lui stupito da quelle frasi…sembrava che Boromir sapesse di loro...ma il cavaliere si era ormai allontanato…abbassò gli occhi sugli abiti chiari…sfiorandoli con le dita…e senza pensare un attimo di più si alzò, dirigendosi verso la vasca.

 

Legolas era seduto su una delle rocce che costeggiavano la vasca d’acqua, solo una parte era libera per consentirne l’entrata e in quel punto, come sul fondo, l’erba lasciava spazio a della sabbia fine…fissava la superficie dell’acqua limpida e calma…al contrario, nella sua mente e nel suo cuore sembrava infuriare una tempesta…sperava che quel posto l’avrebbe fatto sentire meglio, ma forse si sbagliava…lentamente si aprì la tunica ma poi lasciò ricadere di nuovo le braccia…era come se non avesse più un motivo per continuare a muoversi…a cosa serviva? Aveva appena scoperto l’amore ma non gli era permesso amare colui che desiderava…non riusciva a sopportarlo…

“Deve essere difficile…”

Una voce alle sue spalle lo fece trasalire per un istante, ma poi si rilassò nuovamente quando riconobbe a chi apparteneva…

“…passare con loro ogni singolo momento senza poterti allontanare per restare solo…”

Sentì le mani tra i capelli che, con delicatezza, gli slegavano la treccia e con la coda dell’occhio vide sulla roccia vicino a lui delle ampolle di olio profumato…

“Hannon le Haldir (Grazie Haldir)” sussurrò accennando un sorriso.

“Sempre circondato da persone così diverse da te…”

“Non sono così diverse come credi…” ribatté l’elfo di Bosco Atro quasi irritato da quella affermazione “…abbiamo molte cose in comune…sia con gli Hobbit, che con i Nani…che con gli Uomini” e velocemente si sciolse le piccole trecce dietro alle orecchie.

“Mortali…” esclamò Haldir e si accorse del leggero tremito che aveva scosso il corpo dell’altro elfo “…sono destinati a spegnersi…noi siamo destinati a perdurare…”

“Ma in determinate circostanze anche noi siamo soggetti alla morte…” replicò Legolas passandosi una mano tra i capelli per scioglierli completamente “…non siamo eterni…”

“No di certo…” disse Haldir ridendo debolmente e facendo qualche passo dietro all’altro elfo “…e in questi tempi le guerre incombono anche su di noi con molta più frequenza che in passato…non possiamo esimerci dall’adempiere il nostro dovere in battaglia…” si fermò di nuovo, questa volta al suo fianco per poter vedere il suo viso “…ma siamo abbastanza saggi per non permettere al dolore di distruggere il nostro spirito…”

“Non credi sia più saggio affrontare il dolore piuttosto che passare un’intera esistenza restandone lontano e…temendolo come se fosse un nemico che non si è in grado di sconfiggere?” chiese Legolas debolmente.

“Sarebbe saggio sì…” rispose Haldir incuriosito da quella strana domanda “…ma anche il cuore più forte ed impavido presto o tardi si lascerà sopraffare dal dolore…è la sorte che ci è stata riservata…” poi, astutamente, pronunciò quelle parole “…ma nessuno di noi, fortunatamente, è così  imprudente da mettere a repentaglio la propria vita per qualcosa che potrà causare solo sofferenza…”                    

Legolas strinse le labbra, facendo un profondo respiro come per calmarsi…gli sembrava che l’elfo di Lòrien avesse detto quella frase di proposito…ma non era possibile, era solo una sensazione sbagliata…

“Ora, se non ti dispiace vorrei restare solo” esclamò, tenendo lo sguardo basso.

“Le mie parole ti hanno forse turbato, amico mio?” mormorò Haldir senza smettere di fissarlo “Non affliggerti con queste domande…la conoscenza con quei Mortali non ti porterà certo a…”

“Vorrei restare solo!” ripeté Legolas alzando la voce e rimettendosi in piedi di scatto per guardare il volto dell’altro elfo…il modo in cui pronunciava quella parola….Mortale…come se fosse un essere indegno anche solo di vivere per breve tempo sulla Terra…

Haldir rimase in silenzio, con lo sguardo fisso in quello di Legolas, come se avesse percepito qualcosa da quella reazione…come se avesse capito qualcosa da tutto il loro discorso…

“Nad no ne chin lîn (C’è qualcosa nei tuoi occhi)” sussurrò quasi con disprezzo.

“Cenich raeg (Vedi sbagliato)” ribatté Legolas in un soffio, cercando di non abbassare lo sguardo per insospettirlo ancora di più “Si bado (Ora vai)”

Haldir rimase ancora un momento in silenzio, immobile davanti a lui, poi accennò un sorriso

“Manen pennich ernil (Come chiedi principe)” e si voltò, allontanandosi velocemente tra gli alberi che circondavano e nascondevano la vasca.

Legolas chiuse gli occhi per riprendere il controllo, cercando dimenticare il più in fretta possibile quell’incontro. Si tolse gli abiti ed entrò nell’acqua, quando gli arrivò alla vita, si immerse completamente…dopo un lungo momento si rialzò facendo un profondo respiro…tornò verso la riva, inginocchiandosi nella sabbia…per un istante lasciò che le mani sprofondassero un poco nella sabbia…sorrise e lentamente si piegò all’indietro, inarcando la schiena fino a quando sentì la testa sfiorare la superficie dell’acqua…si rialzò, inclinando il capo in avanti e i lunghi capelli biondi scivolarono sulle sue spalle.

Attese immobile, assaporando la sensazione delle gocce d’acqua che scorrevano sul suo corpo e dopo un lungo momento si rialzò per raggiungere le ampolle che Haldir aveva portato. Ne prese una e tornò ad inginocchiarsi nella sabbia, in un punto in cui l’acqua arrivava a bagnargli le cosce…il suo sguardo si perse nuovamente sulla distesa limpida davanti a lui…e la sua mente iniziò di nuovo a vagare…

 

“Mi hai chiesto di aiutarti a capire…vuoi che sia io quella persona della quale senti il bisogno…puoi abbracciarmi anche tu…se lo desideri…”

 

Scosse la testa e aprì l’ampolla…sorrise quando quel profumo gli ricordò la sua foresta…sembrava esserci un estratto di ogni albero in quel liquido…se lo versò in una mano, riappoggiando l’ampolla accanto a sé…e iniziò a spanderselo addosso…dal collo, le mani scesero sul petto…chiuse gli occhi  per godersi i deboli brividi che iniziava a sentire…e ancora i ricordi lo raggiunsero…

 

 “…mmm…non smettere…non ho intenzione di smettere…come ti senti?…caldo…bollente…dammi una mano…”

 

“Aragorn…” sussurrò, aggrottando le sopracciglia…mentre fece scivolare le mani sul ventre…sulle cosce…per poi risalire di nuovo sul petto…quelle sensazioni gli stavano facendo perdere il controllo…pensava a lui e sentiva il desiderio del suo corpo…voleva sentire le mani del ramingo su di sé…Prese di nuovo l’ampolla, versandosi sul petto l’olio rimasto e si lasciò sfuggire un gemito quando il liquido iniziò a scorrere lungo il suo ventre e tra le gambe…abbassò lo sguardo su di sé, mentre con le mani ripeteva i gesti di poco prima, questa volta però, aumentando la pressione delle dita…vedeva la propria pelle tendersi e scivolare sotto il proprio tocco mentre sentiva dentro di sé quel calore, ormai famigliare, aumentare sempre di più…e senza riuscire più a resistere, una mano raggiunse il suo punto più sensibile…socchiuse le labbra in quell’istante, come se si fosse stupito del suo stesso gesto…ma poi chiuse gli occhi, gettando la testa all’indietro, quando strinse il pugno e iniziò a muoverlo, insieme all’altra mano che ancora indugiava sul petto…

 

 “Non riesco a credere…che hai vissuto più di duemila anni senza sentire il bisogno di toccarti…se avessi un corpo come il tuo non riuscirei a farne a meno…”

 

Allargò leggermente le gambe per stare più comodo e si sentì sprofondare un poco nella sabbia, mentre l’acqua gli arrivava quasi al bacino ora…e perse completamente il senso della realtà…non gli importava più dove fosse…tutto quello che sentiva erano le proprie mani e il proprio corpo che lo implorava di raggiungere il piacere…ma nella sua mente, come per uno strano gioco crudele, tornarono anche i ricordi dell’ultima discussione che aveva avuto con Aragorn…

 

“…tu non puoi provare questo per me…non devi…noi non possiamo unirci…e credo che da ora sia meglio smettere di fare…quello che stavamo facendo…e tornare ad essere gli amici che eravamo…io ho iniziato tutto questo ed io gli porrò fine…”  

 

Aragorn si avvicinò lentamente al luogo dove si trovava la vasca, sapeva che nessuno avrebbe osato disturbare il bagno di un principe degli Elfi, eppure sentiva la presenza di qualcuno…era come se qualcuno fosse nascosto tra quegli alberi…ma quel pensiero svanì all’istante quando giunse abbastanza vicino per poter scorgere Legolas…e il respiro gli venne a mancare…era inginocchiato nella sabbia e si stava accarezzando, la pelle ricoperta da gocce d’acqua che ancora scendevano dai lunghi capelli biondi…sul suo viso, un’espressione di puro piacere mentre le labbra socchiuse tremavano, dischiudendosi ancora di più ad ogni movimento della sua mano…

Se non l’avesse visto con i propri occhi, non avrebbe creduto ad una simile visione…la più sensuale e provocante a cui avesse mai assistito…una creatura perfetta, la cui bellezza superava quella di ogni uomo o donna, che stava portando se stessa al limite della passione…un gemito più alto lo riportò alla realtà e si accorse di aver stretto le mani sull’abito argentato che aveva con sé…abbassò lo sguardo e quando lo rialzò, si ritrovò a fare qualcosa che da tempo non aveva più osato fare…ascoltò il proprio cuore senza pensare, nemmeno per un istante, se il modo in cui stava per agire fosse giusto o sbagliato…

Si avvicinò lentamente, quasi con paura di essere scorto, anche se sapeva benissimo che, in quel momento, i sensi dell’elfo erano orientati su se stesso e non su quello che lo circondava…senza fare il minimo rumore, come aveva imparato dal popolo che l’aveva cresciuto, si tolse gli abiti, appoggiando accuratamente le vesti ricamate sopra di essi…e si diresse verso la vasca...

Cautamente e con un estrema lentezza, si abbassò, appoggiando mani e ginocchia a terra…e, come un gatto, che osserva con attenzione la propria preda, scrutando ogni suo movimento ma avanzando verso di essa, si avvicinò a lui…quando meno di un passo li separava, Aragorn si rialzò sulle ginocchia, aprendo le cosce e lasciandosi scivolare nella sabbia fino a raggiungere il compagno…quando entrò in contatto col suo corpo, alzò le mani, facendole scorrere sui fianchi e sul petto dell’elfo, lasciando una scia di sabbia bagnata…

“I rhaw lîn ad tummen uin lith, ernil bain nîn…(Il tuo corpo è ancora ricoperto dalla sabbia mio bel principe)” gli sussurrò, facendo in modo che ad ogni parola, le sue labbra sfiorassero l’orecchio “…si boe ad neledhich nen Nen…(è necessario che rientri nell’Acqua ora)” chiuse gli occhi, respirando il profumo che si sprigionava dal corpo di Legolas, muovendo la fronte contro la sua testa…e non vide le lacrime che scivolarono sulle guance dell’elfo, quando riaprì di scatto gli occhi per la sorpresa…

“Aragorn…?” gemette, la voce soffocata dall’emozione, dallo stupore e dall’imbarazzo…allontanò le mani da sé, lasciandole ricadere sui fianchi e, senza volerlo, sfiorò le gambe dell’uomo…

“Volevi divertirti senza di me?” mormorò il ramingo riaprendo gli occhi e guardando il suo volto…e solo in quell’istante si accorse che, quelle che erano scivolate sulle sue guance, non erano gocce d’acqua…rimase in silenzio per un momento, poi alzò una mano, prendendo il mento del compagno per farlo voltare…

“Stavi piangendo…” bisbigliò come incredulo…e vide che gli occhi dell’elfo erano infatti ancora velati ma dalla sua espressione sembrava che non se ne fosse nemmeno reso conto…

“Cosa?” gli chiese Legolas in un soffio, guardandolo come se avesse detto una cosa assurda “Io…stavo ripensando a quello che mi hai detto e…ho sentito gli occhi bruciare ma…”

Aragorn gli sfiorò la parte inferiore di un occhio col pollice e poi lo portò sulle sue labbra…vide lo sguardo confuso dell’elfo quando, con la lingua, sentì il sapore salato e provò una strana sensazione dentro di sé…si sentì colpevole di qualcosa di tremendo…aveva fatto provare dolore ad una creatura che fino a quel momento aveva vissuto in sua completa assenza…

“Tu non hai mai versato lacrime prima d’ora…” sussurrò come per sottolineare qualcosa che in ogni caso già sapeva…e quando vide Legolas scuotere debolmente la testa, il senso di colpa aumentò ancora di più “…mi dispiace…mi dispiace…” lo strinse a sé, appoggiandogli una mano sul petto, sopra al cuore “…non meritavi di essere trattato in quel modo…sono stato uno sciocco…potrai mai perdonarmi per quello che ti ho fatto?”

Legolas rimase in silenzio per un momento come se non comprendesse completamente quello che stava accadendo…guardò la superficie dell’acqua davanti a sé e mormorò…

“Non c’è niente da perdonare Estel…”

Il ramingo sorrise, abbracciandolo ancora più forte, mentre con le labbra iniziava a baciargli l’orecchio…

“Oh Legolas quanto mi sei mancato…non è passato nemmeno un giorno e già credevo di impazzire senza poter ascoltare la tua voce…”

“Questo…ah…” iniziò l’elfo, interrompendosi quando l’uomo gli succhiò la punta dell’orecchio “…significa che possiamo continuare a…” ma non riuscì a terminare la frase, Aragorn gli fece voltare di nuovo la testa, catturando le sue labbra in un lungo bacio appassionato.

“Ti basta come risposta?” gli chiese l’uomo respirando a fatica.

“Ma tu hai detto che…”

“Ho detto centinaia di cose…” lo interruppe Aragorn sorridendogli “…ma la maggior parte erano sbagliate…non ho parlato con il cuore…”

Legolas gli sorrise a sua volta, abbandonandosi tra le sue braccia e chiudendo gli occhi come poco prima, ma ora non era più solo…e ben presto sentì le mani del compagno ripercorrere il suo corpo come già avevano fatto le sue.