.|. Amore Eterno .|.

Capitolo 4

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Legolas passeggiava lentamente nei giardini deserti della reggia di Gondor mentre la pioggia di una sera estiva confondeva le forme e i colori dei sentieri alberati che si snodavano intorno al palazzo. La mente immersa in profondi pensieri, l’elfo camminava senza una meta precisa, ignaro del paesaggio circostante, del sopraggiungere della notte, della pioggia sempre più fitta. Era già passata una settimana da quando si era risvegliato nelle Case di Guarigione e gli avvenimenti che erano seguiti erano ancora confusi nei suoi pensieri: la gioia dei suoi amici, la rapida guarigione, il suo trasferimento in una camera del palazzo reale; tutto era avvenuto così velocemente che Legolas faticava a realizzare di essere nuovamente vivo: gli sembrava di vivere in un sogno, un terribile incubo da cui non è possibile fuggire. Mentre le sue ferite guarivano, il suo cuore aveva continuato a sanguinare, consapevole che niente era cambiato, che la pace tanto sperata alla fine non era giunta, che doveva continuare a fingere, a mostrarsi contento di essere scappato alla morte mentre tutto ciò che lui desiderava era addormentarsi per non vedere il sopraggiungere di un futuro tanto odiato. Aragorn era diventato re e presto, ne era sicuro, si sarebbe sposato: Dama Arwen avrebbe regnato al suo fianco per sempre e lui sarebbe tornato a Boscoatro, solo come lo era sempre stato, per assumere il ruolo a lui destinato fin dalla nascita. Sarebbe diventato il principe di un reame che non amava, di un popolo il cui tempo era ormai scaduto, lasciando a Gondor il suo cuore e la sua anima, le sue speranze e il suo futuro. Piano le lacrime a lungo trattenute scivolarono sulle sue guance, confondendosi con le gocce di pioggia, mentre l’elfo rivolgeva una silenziosa preghiera al cielo stellato. E fu così che lo trovò Aragorn, il viso innalzato alla volta celeste, gli occhi chiusi, i vestiti aderenti al suo corpo esile, i pugni serrati.

“Legolas…”

Con uno scatto l’elfo si voltò verso Aragorn, i biondi capelli mossi dall’improvviso movimento, gli occhi colmi di stupore e paura. Piano indietreggiò mentre l’uomo si faceva sempre più vicino.

“Perché stai piangendo, amico mio?”

Amico, era solo questo per lui, pensò amaramente Legolas, chinando la testa per nascondere il suo volto bagnato di lacrime.

“E’ forse per me che piangi? Sono per me le lacrime che hai versato nelle lunghe notti solitarie?”

Legolas indietreggiò ancora, conscio di non poter scappare: era giunta la fine, Aragorn aveva capito i suoi sentimenti e adesso voleva averne la conferma prima di….prima di insultarlo? Di provare disgusto per quell’amore sbagliato?

“Non merito le tue lacrime, Legolas…”

C’era così tanta tristezza in quella voce.

“…così come non merito la tua amicizia, il tuo affetto. Eppure lo desidero così tanto…”

Ormai era davanti a lui, una mano già alzata verso il suo viso.

“Ti prego, dammi un’altra possibilità..”

Legolas alzò il volto, esterrefatto, mentre osservava Aragorn chinarsi su di lui, un sorriso dolcissimo sulle labbra.

“Ora che ho finalmente capito, ti prego, non mi rifiutare.”

Una mano si posò delicata sui suoi capelli umidi  mentre le loro labbra si sfioravano appena, in un contatto a lungo desiderato. Si separarono un istante, gli occhi di Legolas che scrutavano interrogativi il volto del suo compagno.

“Ti amo.”

Legolas si gettò fra le sue braccia, reclamando un bacio profondo, pieno di quella passione tenuta celata troppo a lungo: le loro lingue si incontrarono in una frenetica battaglia, mentre le mani accarezzavano i reciproci corpi attraverso i vestiti. Aragorn lo costrinse a scivolare sull’erba, adagiandosi su di lui senza mai smettere di baciarlo: veloce le sue mani lo spogliarono della maglia  avventandosi su quel torace candido, percorrendo i muscoli guizzanti, soffermandosi sui teneri capezzoli finche Legolas fu costretto a staccarsi dal bacio per dare fiato al suo piacere. Allora Aragorn scese lentamente percorrendo con le labbra la sinuosa linea del collo, fino al petto, dove chiuse la sua bocca su un capezzolo: continuò a mordere e leccare finche alti gemiti non riempirono l’aria. Soddisfatto proseguì la sua discesa, baciando quella pelle bianca e morbida, mai sazio di dare piacere al suo amante. Con delicatezza, accarezzando le sue gambe, gli sfilò pantaloni e boxer ammirandolo infine in tutta la sua bellezza.

“Aragorn..”

E l’uomo rispose alla sua preghiera, abbassandosi su di lui, leccando la sua virilità per tutta la sua lunghezza, torturando la punta del suo membro, prima di prenderlo completamente in bocca e cominciare a succhiare. Il corpo sotto di lui si tese violentemente, inarcandosi, mentre le sue grida riecheggiavano fra gli alberi. Aragorn continuò a dargli piacere finché Legolas, con un urlo più forte, non venne nella sua bocca, irrigidendosi nell’estasi dell’orgasmo, per ricadere poi stremato sull’erba. Aragorn ricatturò la sua bocca in un nuovo bacio infuocato, prima di girarlo e ricominciare a baciare la sua pelle madida di sudore e pioggia: con attenzione percorse i contorni della cicatrice sulla sua schiena, simbolo del loro amore assoluto, strappando al suo amante nuovi gemiti di piacere, distraendolo dal suo dito che piano si faceva strada nella carne bollente del suo corpo. Per lungo tempo continuò a prepararlo, portandolo nuovamente al limite, facendolo pregare di porre termine a quella dolcissima tortura: soltanto allora entrò nel suo corpo, lentamente, asciugando con le labbra lacrime ribelli che accarezzavano il suo viso. E poi cominciò a muoversi, incitato dai gemiti sempre più forti del suo amore, la mano stretta alla sua virilità per dargli ancora più piacere, le labbra sulla sua schiena a baciarne la cicatrice. Una spinta ancora più profonda e i due raggiunsero insieme l’orgasmo, perdendosi nel piacere di un unione non solo fisica ma anche delle loro anime.

Quando si ripresero, si ritrovarono abbracciati, bagnati dalla pioggia incessante, i volti finalmente sereni, la disperazione e l’angoscia scivolati via insieme alle gocce di pioggia.

“Non devi più piangere, Legolas, perché ormai non c’è più ragione per farlo.”

“Cosa dirai a Dama Arwen?” chiese Legolas timoroso, dopo un attimo di silenzio.

Aragorn scoppiò a ridere.

“Non c’è niente da dire: ormai sarà partita per i Rifugi Oscuri. Quando ci siamo lasciati avevamo già compreso che il nostro legame era più simile a quello fra fratello e sorella piuttosto che a quello fra due amanti.”

“Allora resterai con me?”

“Per sempre, finche la mia vita mortale lo permetterà.”

Legolas scosse la testa, deciso.

“Quando avrai concluso la tua missione su questa terra, quando il tuo popolo non avrà più bisogno di te, allora partiremo per un ultimo viaggio.”

L’uomo lo guardò in attesa.

“Aragorn, figlio di Arathorn, erede di Elendil, tu verrai con me nelle terre degli elfi, oltre il mare. Perché il nostro amore sarà eterno e nemmeno la morte potrà separarci.”

Aragorn sorrise e si chinò a baciare dolcemente il suo compagno per l’eternità, Legolas Verdefoglia.

 

FINE