.|. Amore Eterno .|.

Capitolo 2

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I Neri Cancelli di Mordor si stanno aprendo: la fine di tutte le cose si sta mostrando a noi sotto forma di un enorme esercito che lento e inesorabile scivola al nostro fianco, circondandoci da ogni lato, quasi sopraffacendoci solo con la loro presenza. Schiere di orchi, ben allineati e equipaggiati ci fronteggiano, sogghignando grotteschi,  sicuri della loro imminente vittoria. E come poter dar loro torto? Che speranze abbiamo noi di vincere? Ormai il nostro esercito è decimato dalle battaglie precedenti, al Fosso di Helm e ai piedi di Minas Tirith, troppo stanco per continuare a lottare: le nostre armature sono infrante, le armi ancora sporche del sangue dei nemici. Perfino Gimli, ottimista inguaribile, mi ha detto addio, consapevole che nessuno di noi vedrà il sopraggiungere della notte. Solo un’esile speranza ancora guida questo esercito distrutto: ma adesso, in quest’ora di disperazione, è difficile anche solo credere che Frodo sia vivo. Vivo…in fondo chi di noi lo è ancora? Sull’orlo di un baratro a cui non possiamo scappare, continuiamo a tentare di restare in equilibrio, sfiorando la morte ad ogni minimo alito di brezza. Forse è giunto il momento di lasciarsi andare, di assaporare il vento impetuoso che violenta il tuo corpo mentre cadi nella voragine nera della morte. E l’aria intorno a noi risuona di questa paura, in un canto antico e triste, conosciuto soltanto da noi elfi. Noi che non possiamo aver timore della morte, a noi che non è concesso di morire: alla fine della nostra vita c’è solo un altro viaggio, l’ultimo, verso la nostra residenza eterna, dove continueremo a esistere fino alla fine dei tempi, immutabili come la terra stessa. Un dono ma allo stesso tempo la peggior maledizione per chi anela all’oblio eterno; una condanna a un dolore che non potrà mai trovare pace e che solo il tempo potrà alleviare. Una speranza che io non ho: è da troppo tempo che non provo nient’altro che angoscia e disperazione. La nostra sconfitta, il trionfo di Sauron e la fine della Terra di Mezzo ormai per me non sono altro che vuote parole: null’altro conta se non te, che adesso corri in fronte al nemico, intrepido e senza paura, per garantire a Frodo l’unica cosa preziosa che ancora abbiamo, il tempo. E in un attimo sono anch’io al tuo fianco, non per gli hobbit, non per l’anello o per questa terra, ma per te, per proteggerti un’ultima volta, per restare ancora un po’ al tuo fianco, per condividere con te la più grande avventura in cui ci siamo imbarcati. Io veglierò su di te, affinché tu possa vedere il sorgere di un nuovo giorno, qualunque cosa esso porti; finche avrò fiato, finche un alito di vita scorrerà nel mio corpo, allora io sarò con te.

Il mio pugnale saetta verso i tuoi nemici, fendendo l’aria silenziosamente, e presto il sangue ricopre la sua lama arrivando a bagnarmi la mano. Sangue di orchi, ma anche di soldati, di uomini di Gondor che cadono al mio fianco sotto l’incessante avanzata di un avversario troppo preponderante. E mentre continuo nella mia danza di morte, lasciando che i miei pugnali cantino un inno alla distruzione, osservo i miei amici: Merry e Pipino si trovano vicino a Gandalf, protetti dal suo potere e dalla sua abilità; Gimli, sopra una pila di cadaveri, intona un antico canto di battaglia nanico mentre la sua ascia fa strage di nemici; Aragorn è davanti a me, il viso stanco e segnato, le mani strette all’elsa di una spada simbolo di un’era ormai perduta. E allora lo vedo: un gigantesco troll che si fa strada fra i suoi stessi alleati, incurante della loro vita, diretto verso di te. Anche tu lo hai notato: scorgo un lampo di paura attraversare il tuo sguardo. E mentre la sua spada cala verso di te, urlo con tutto il mio fiato, e comincio a correre: le lame dei miei coltelli liberano il mio passaggio dai nemici che si frappongono fra noi due. Un improvviso dolore al fianco mi fa capire che sono stato ferito ma non mi fermo perché adesso sei caduto e il troll è già su di te pronto a finirti.  Non penso alle mie azioni, a cosa succederà dopo: vedo solo la sua spada sempre più vicina al tuo corpo….e poi un dolore atroce invade la mia mente, mentre osservo i tuoi limpidi occhi sgranarsi per lo stupore. Oh Aragorn non devi stupirti, perché io ti amo, ti amo così tanto! Piano alzo una mano e ti accarezzo il viso, umido ora di lacrime: perché stai piangendo amore mio, perché? Ma non c’è più tempo ormai, già la vista mi si appanna e tutto diventa confuso: mentre il sangue impregna le mie vesti e la terra comincia a tremare, io non posso fare altro che lasciarmi andare fra le tue braccia, ringraziando i Valar per avermi donato quest’ultimo istante con te.