.|. Addio e' per Sempre .|.

Epilogo

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Lo ricordo ancora.

Accadde molti anni fa in una notte di luna piena e segnò la fine e al contempo l’inizio di molte cose.

Riposavo nel mio letto, credo che fosse già passata la mezzanotte. Ero caduto in un sonno profondo, quel sonno senza sogni e senza luce che mi accompagnava da quando mio padre se ne era andato.

Ormai erano trascorsi sei lunghi anni da quel giorno.

 

Legolas non mi venne a salutare quella notte.

Nell’ultimo periodo le sue preghiere si erano fatte ancora più intense e la sua tenacia quasi ossessiva, ma non vi era stata sera che, prima di andare a dormire, non fosse venuto a salutarmi.

Bastava poco, anche un solo bacio sulla fronte per riuscire a cancellare per qualche ora i brutti pensieri dalla mia mente e la tristezza dal cuore.

Ormai non potevo più fare a meno della sua luce.

Così andammo avanti, giorno dopo giorno per questi sei anni.

Il regno era rimasto lo stesso di sempre, i Consiglieri, istruiti adeguatamente da mio padre, si erano preoccupati soltanto di conservarlo come egli l’aveva lasciato, almeno fino a quando io non fossi cresciuto e avessi deciso di conquistare nuove terre o di cambiare qualcosa all’interno di Gondor stessa.

 

La notte del 10 Agosto 1387 mi addormentai così in solitudine.

Mi mancò il bacio di Legolas, e me lo immaginai inginocchiato dinanzi al balcone.

Scossi la testa. Ma che cosa potevo fare ancora per lui?

In fondo, se mi fossi trovato al suo posto, credo che avrei fatto la stessa cosa… inoltre, egli era stato legato a mio padre da un amore ben diverso dal mio.

Presto i sogni si sostituirono ai pensieri, ed io mi calai nel mio mondo notturno senza immagini.

Ricordo però un raggio di luna… l’ultima cosa che vidi prima di addormentarmi.

Non so per quanto tempo dormii, né so se il vento che d’un tratto iniziò a scuotere le tende, fu solo frutto di fantasia o fu reale.

Tuttavia ad un certo punto mi destai e mi accorsi che tutte le ombre erano sparite… la mia stanza sembrava piuttosto un immenso balcone immerso nella luce della luna. Mi tirai su a sedere e rimasi come incantato ad osservare quello spettacolo attorno a me.

Dopo poco però, la luce iniziò ad affievolirsi, ed io ricominciai a vedere zone d’oscurità, sfumate da raggi d’argento.

Ad un certo punto udii un lieve scricchiolio del legno, ed istintivamente mi voltai verso la porta.

Sobbalzai, ma non riuscii a muovermi dalla mia posizione.

La porta si stava lentamente aprendo…

E nell’oscurità generale, scorsi un filo di luce penetrare nella mia stanza.

Era una luce strana, soffusa, diversa da quella che generalmente creano le fiamme delle candele.

Tentai di scendere dal letto, ma non vi riuscii… ero completamente immobilizzato contro la testiera.

D’un tratto iniziai ad intravedere due sagome nere che stavano lentamente entrando nella mia stanza.

Aprii la bocca per gridare, ma non uscì neppure un suono.

Paralizzato sul letto, vidi che le due sagome stavano assumendo piano piano una forma, una forma sempre più familiare, e forse fu questo che riuscì a calmarmi un po’.

Una di esse avanzò un poco e raggiunse un raggio di luna che aveva diviso il pavimento a metà.

Sentii mancarmi il respiro. Il mio cuore iniziò a battere con forza. Ebbi paura. Fu felice. Mi commossi. Cercai di scappare.

“Pa..padre?” riuscii a mormorare dopo un attimo.

Mi sorrise. Quello spirito mi sorrise.

In quell’istante provai l’irresistibile desiderio di abbracciarlo, ma qualcosa mi trattenne. Forse fu la paura, o forse fu perché, ad un certo punto, mi concentrai sulla persona accanto a lui.

“Legolas?” balbettai, ancora più sgomento.

Come poteva essere?

Mio padre era morto. Come poteva Legolas essergli accanto? Averlo accompagnato fin nella mia stanza?

“Legolas non…” sussurrai, mentre un terribile dubbio si stava insinuando nella mia mente.

Ma egli mi sorrise. Come faceva ogni notte prima di andare a dormire, come faceva nei giorni in cui la tristezza sembrava abbandonarlo per qualche istante.

Mi voltai nuovamente verso mio padre, e questa volta, come se il sangue fosse tornato a scorrermi improvvisamente nelle vene, balzai giù dal letto e corsi ad abbracciarlo.

No. Non strinsi a me l’aria o un’illusoria sagoma creata dalla luna, bensì un corpo caldo e familiare che non avevo mai dimenticato.

Piansi.

Piansi finalmente come un bambino, lasciai correre libere quelle lacrime che dal giorno del funerale avevo trattenuto dentro di me… dimenticai il mio ruolo, dimenticai il mio essere adulto, dimenticai per un istante di essere re.

E tornai ad essere suo figlio.

Sentii le sue mani sulla mia testa, le sue dita tra i miei capelli, divenuti ormai lunghi quasi quanto i suoi… quelle carezze che conoscevo così bene, e a cui ricorrevo sempre quando avevo bisogno di lui.

“È bello rivederti, Eldarion…” sussurrò “Anche se non ho mai smesso di guardarti…”

La sua voce risuonava cristallina, quasi irreale. Alzai gli occhi e incontrai ancora una volta quello sguardo che amavo tanto, così dolce e profondo.

“Questo è un sogno padre?”

“Forse si…”

Mi strinsi più forte a lui.

“Mi sei mancato tanto!” dissi, cercando di nascondere contro il suo petto l’emozione che era nella mia voce.

“Anche tu mi sei mancato, Eldarion… e da quando ho lasciato questa terra non mi sono mai perdonato l’errore di averti abbandonato…”

Mi staccai da lui per guardarlo meglio.

“Tu… tu sei morto?”

“Sì, agli occhi di molti lo sono, ma…” prese Legolas per mano “Noi siamo qui per raccontarti una storia…”

Li guardai entrambi, interrogativo, spaventato.

“Non aver paura, Eldarion… dietro la morte si nasconde una nuova vita…”

Iniziò così a narrarmi cosa era realmente accaduto, mi parlò dei Potenti e della loro decisione, mi parlò di Legolas e di quella notte.

Credetti che fosse tutto un sogno…

Ma qualcosa mi diceva che in quegli istanti stava accadendo qualcosa di straordinario nel Regno di Gondor e che io ne sarei stato il testimone.

Quando mio padre finì di parlare, mi voltai verso l’elfo e lo guardai ancora interrogativo.

“Legolas… anche tu sei…”

“No, piccolo mio…” rispose sorridendomi “Io non sono morto, né morirò mai…” s’interruppe un istante per guardare il suo compagno “Ho solo scelto di seguire tuo padre.”

 

“Ho solo scelto di seguire tuo padre…”

 

Quelle parole rimasero a lungo nella mia mente.

Ricordo cosa accadde poi, come se fosse ieri.

In quell’istante, all’interno nella mia stanza, le ombre si fecero da parte e alle spalle dei due amanti si aprì, tracciata dalla luna, una sorta di sentiero.

Le pareti scomparvero ed io potei vedere l’inizio di quella strada… non sapevo però dove li avrebbe condotti.

Ero giovane allora, ma non ebbi paura di vedere quel tracciato puntellato di stelle.

Sentivo che in esso vi era qualcosa di bello, d’incredibilmente bello.

“Ci siamo incontrati sulla soglia di un’altra vita…” riprese a dire Legolas “E nell’istante in cui tuo padre ha salutato la sua Mortalità ha incontrato me, mi ha incontrato davvero…” sorrise dolcemente “Ed ora sulla soglia di questo sentiero siamo venuti per salutarti…”

“Dove… dove vi condurrà?” mormorai, cercando di trattenere le lacrime.

“Su una nuova strada che sarà per sempre, in cui le nostre due razze potranno essere unite…”

Le loro figure iniziarono a divenire lievemente sfocate.

Compresi che il momento della partenza era giunto.

“Non aver paura, Eldarion…” disse mio padre “Non esiste addio senza ritorno, in un modo o nell’altro tutto si ricongiunge sempre…”

“Sempre e in eterno…” soggiunse Legolas

“Ora sai, che noi non ti abbandoneremo…” mi abbracciò un’ultima volta con forza, prima che la sua consistenza corporea iniziasse a svanire “Saremo sempre con te.”

Si voltarono, sorridendomi ancora… e li vidi allontanarsi mano nella mano, come la più bella delle immagini, su quel sentiero di luce, verso il mondo che avevano sempre desiderato.

Fu allora che compresi quanto grande fosse il loro amore.

Il vuoto che portavo dentro fu finalmente colmato dalla certezza del loro calore e della loro presenza.

Mai li sentii così vicini, mai come allora.

 

Il mattino dopo, tutta la città di Minas Tirith si svegliò normalmente.

Poco dopo il sorgere del sole, iniziai a sentire i consueti rumori che provenivano dal villaggio.

Scesi dal letto, ma questa volta non mi diressi verso il mio balcone, bensì andai nella stanza di mio padre.

La porta era aperta e la camera da letto intatta.

Sorrisi. Non mi stupii più di tanto.

Uscii nel balcone, appoggiai le mani sul davanzale e respirai profondamente la fresca aria del nuovo giorno.

Scesi a fare colazione e nella sala del pranzo incontrai i Consiglieri… chiesi loro dove fosse il principe Legolas.

Nessuno sapeva dove fosse andato, ma si vociferava che era partito nella notte, perché impegni improvvisi l’avevano richiamato nel suo regno, a Bosco Atro.

Annuii e finii il mio pasto.

Una nuova giornata era iniziata per me, re di Gondor.

 

Mio padre e Legolas mi fecero un grande dono. Mi consentirono di guardare oltre a ciò che occhi comuni vedono, m’insegnarono a non avere più paura del buio, perché dietro di esso si nasconde una luce ancora più grande.

Soltanto ora che sto per terminare questa storia, chiuso qui, nella biblioteca del mio palazzo, a distanza di anni da quegli strani eventi, credo di aver afferrato la certezza che mio padre mi volesse testimone della sua vita.

Perché nulla tende a morire e tutto si tramanda in una catena di racconti immortali.

E se ora chiudo gli occhi, non mi resta difficile immaginarli… non troppo lontani da qui, felici ed innamorati, come l’ultima volta che li ho visti… uniti, in quella luce che raramente accomuna due creature così diverse.

Così sorrido ancora, immergo un poco la penna nel calamaio, e scrivo la parola ‘addio’, perché ‘addio’ non mi fa più paura, perché… addio è per sempre.

 

 

 

*Fine*

 

Tesssorine,

se siete arrivate fin qui senza venirmi a cercare a casa con l’accetta… beh… è un bel risultato! ;-p

Volevo comunque aggiungere due cosine prima di lasciarvi (ekkeppalle, direte voi!!! E beh, si, in effetti… mpf… mpf…)!

Innanzitutto spero che si sia capito qualcosa del titolo di questa storia… l’ho basata un po’ sul gioco di parole…‘Addio è per sempre’, in senso non di fine di tutte le cose, ma paradossalmente, di inizio… un addio che coincide con la conquista dell’eternità.

Inoltre è una fanfic molto personale… che ad un certo punto ha preso il via da sé… mentre la scrivevo infatti, ripensavo ad un periodo un po’ negativo della mia vita, in cui, diciamo, mi son sentita un po’ come Aragorn.

Ma allo stesso tempo questo periodo mi ha fatto scoprire tante cose nuove e bellissime (tra cui voi! Puccine mieeee!!! *___*), e paradossalmente devo quasi ringraziarlo, perché sennò non sarei mai riuscita a guardare con occhi entusiasti tante belle cose… ma soprattutto mi ha fatto capire che nella vita, mai e poi mai il buio dura per sempre, e ad esso si sostituisce una luce ancor più vigorosa.

Per questo non bisogna mai smettere di sperare, di sognare e di credere nelle cose, e in particolare nelle persone, e quando ci si sente un po’ giù… beh… basta che ti guardi intorno e vedi quanta gente ha bisogno di te! Ed Eldy mi darà ragione su questo! J

Dedico questa storia a questo periodo, ma soprattutto alla rinascita e a tutte le strade nuove che ci si presenteranno nella vita e che saremo chiamati a percorrere… la dedico alla gioia di vivere!

 

Vi voglio troppo bene!
Un bacione
Ara